Nei musei e tra i collezionisti di arti extraeuropee c'è da tempo un dibattito, che a volte si fa così acceso da risultare una diatriba, tra coloro che considerano "arte" solo le sculture antropomorfe o zoomorfe e le maschere rituali, escludendo quindi tutti gli altri oggetti di cultura materiale, considerati solo in termini di reperti etnografici e includendo solo "casi particolari" come le coppe Kuba, che hanno una particolare dovizia di intaglio, e coloro che invece includono nella produzione a valenza estetica e artistica anche gli oggetti d'uso. In particolare certi appoggiatesta, con particolari sculturali o ornamenti geometrici, certe puleggie da telaio, certe serrature, certi pettini sono stati i primi ad essere annoverati tra le opere "d'arte" e solo in anni abbastanza recenti anche gli oggetti di uso comune, se dotati di oggettive valenze estetiche, sono stati riconosciuti come oggetti estetici, se non proprio d'arte almeno di "design" artistico.
I bastoni africani, contrariamente a quelli dell'arte oceanica, area in cui sono una manifestazione primaria e da lungo tempo acclamata di produzione estetica, sono sempre stati un po' trascurati: considerati a volte nell'ambito delle armi, a volte annoverati nel genere degli strumenti di uso quotidiano, non sono finora riusciti neppure ad avere il riconoscimento di una pubblicazione specializzata di assoluto riferimento scientifico. Tra i pochi tipi che hanno fatto qualche esito collezionistico, ci sono i sudafricani Knobkerries, delle popolazioni Zulu, Swazi e Nguni.
Il termine "knobkerrie" deriva dall' Afrikaans "knopkierie" che risulta dalla fusione della parola "knop" o "knob" (dal Middle Dutch "cnoppe") che vuole dire "nodo" insieme al termine "kieri" (derivante dalla parola Khoikhoin "kirri"), che vuole dire "bastone". Insomma il Knobkerrie, tipica arma bianca delle popolazioni del Sudafrica, con la quale gli Zulu hanno tenuto testa a fine Ottocento al potente esercito inglese armato di fucili e baionette, è un bastone nodoso, bilanciato a puntino per essere maneggevole e leggero ma dannoso e addirittura potenzialmente letale se scagliato o sbattuto violentemente contro le teste dei nemici. Non per nulla questi randelli sono anche noti come "spacca teste"... Il primo dei due che presento qui (65 cm.) è probabilmente molto antico, quasi certamente risale agli ultimi decenni dell'ottocento, è di fattura Zulu o Swazi ed ha una bellissima patina variegata, più scura ed intensa in corrispondenza di un incavo, posto sulla "testa" dell'arma, destinato a contenere tabacco, probabilmente impastato in qualche modo, per caricare meglio lo spirito guerriero del soldato che utilizzava questo legno. Io l'ho avuto dalla piccola galleria inglese di Adam Prout, specializzata soprattutto in questo tipo di oggetti del Sud Africa. Il secondo, con la testa tipicamente bicolore per la venatura del legno e ornato degli altrettanto tipici wireworks di filo metallico intrecciato degli oggetti Zulu, viene anche esso dalla Gran Bretagna, che a causa dei conflitti Anglo - Zulu di cui sopra, ha una particolare concentrazione di questo tipo di oggetti, portati come bottino di guerra in madrepatria, ma è arrivato a me facendo tappa, per lunghi anni, in Germania dove l'ho acquistato dal collezionista e ricercatore etnografico Wolf Dieter Miersch; è lungo 60 cm. ed è antico quasi come il precedente, a giudicare dalla bella e densa patina del legno.
L'ultimo oggetto che presento è una staffa intagliata, anche essa proveniente dall'Inghilterra, lunga circa 80 cm, con un leopardo che caccia un'antilope da un lato e un serpente spiraleggiante dall'altro. E' di fattura Zulu - Nguni e, come gli altri bastoni, è probabilmente abbastanza vecchio.
Bibliografia:
1) Art and ambiguity. Perspectives on the Brenthurst Collection of Southern African Art.
AA. VV. - Johannesburg Art Gallery, Johannesburg, 1991
2) Ubuntu. Arts et cultures d'Afrique du Sud
AA. VV. - exh. cat. Musée national des Arts d'Afrique et d'Oceanie, Paris, 2002
3) Arte dell'Africa meridionale dalla collezione Conru
Sandra Klopper, Karel Nel, Kevin Conru - 5 Continents, Milano, 2002
4) The art of Southern Africa. The Terence Pethica collection.
Sandra Klopper, Anitra Nettleton, Terence Pethica - 5 Continents, Milano, 2007
per la problematica arte/etnografia si segnala:
1) ART/artifact. African art in Antropology collections.
Susan Vogel (a cura di) - The Center for African Art /Prestel, New York, 1988
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