Cominciamo quindi con il primo pezzo "serio" che ho acquisito, ormai alcuni anni fa: una maschera casco Bundu della popolazione Gola (Liberia).
Contrariamente a quanto accade con la quasi totalità dei pezzi di tutte le tipologie e provenienze africane, in questo settore, le maschere Bundu in particolare ma più in generale tutti gli oggetti che vengono da Liberia e Sierra Leone, il collezionismo italiano è particolarmente importante e questo si spiega per il fatto che queste due regioni africane non sono state "saccheggiate" nella prima metà del '900 dal colonialismo francese, inglese, belga o tedesco e, quindi, dopo la seconda guerra mondiale si presentavano come territori relativamente vergini per la raccolta di pezzi autentici e antichi. In concomitanza con questo fattore, bisogna ricordare come dagli anni '60 in poi molti imprenditori, commercianti e costruttori italiani si recarono in quei luoghi per lavoro e alcuni di loro, ricordiamo solo il nome di Mario Meneghini per fare un esempio, riuscirono in breve a diventare veri e propri punti di riferimento internazionali per gli oggetti artistici di quei paesi. Ancora oggi in Italia si concentra una densità notevole e inusuale, se la si compara con la situazione di paesi a più alta vocazione collezionistica come la Francia o gli USA, di pezzi dei Mende, dei Bassa, dei Vai, di piccole statuette in pietra dei Kissi o dei Sapi o, per l'appunto, di maschere - casco della società secreta Sande, l'unica del genere di appartenenenza solo femminile, i "Bundu-devils" dei Mende, dei Vai e dei Gola.
La mia Bundu è - come dicevo - dei Gola ed è quindi più stilizzata rispetto a quelle dei Mende, che presentano più frequentemente elaborate capigliature scolpite. Fino dalla prima volta che la vidi, in occasione di una mostra espressamente dedicata a questi suggestivi oggetti (Signore d'Africa. Maschere della società femminile Bundu) presso la bella e piccola galleria veronese Etnie, mi innamorai del suo aspetto veramente ultraterreno, con lo "sguardo" a cercare l'invisibile, ma inizialmente me ne disinteressai quasi. Poi, anche riguardandola bene sul piccolo catalogo, ne focalizzai meglio i valori estetici, per me decisamente notevoli, nonostante una leggera asimmetria di altezza tra le due corna, e alla successiva proposta di acquisto da parte del buon Alberto, non riuscii letteralmente a dire di no.
E' come dicevo il primo pezzo autentico che ho acquistato e, quindi, ne sono affezionato ancora oggi in modo particolare; la sua qualità intrinseca è comunque credo di ottimo livello e risulta ancora una delle punte "di diamante" della mia piccola collezione.
Proviene, come si è detto, dalla galleria Etnie di Verona e, ancora prima, dalla collezione di Giorgio Maragliano (Roma). E' nell'archivio telematico dell'Università di Yale, gestito da Guy van Rijn, al numero 0068321~01 e 02; è alta complessivamente 44 cm. ed è di legno patinato in nero lucido; secondo il database di GvR viene dal workshop numerato con il 63.
E' stata esposta nella mostra di cui sopra ed è stata pubblicata nel relativo catalogo (2003); era inoltre il pezzo scelto per i manifesti e le locandine della mostra stessa.
E' stata esposta nella mostra di cui sopra ed è stata pubblicata nel relativo catalogo (2003); era inoltre il pezzo scelto per i manifesti e le locandine della mostra stessa.
Bibliografia (in ordine di importanza):
1) Representing woman. Sande Masquerades of the Mende of Sierra Leone
Ruth B. Phillips - UCLA, Los Angeles, 1995
2) Radiance from the waters. Ideals of Feminine Beauty in Mende art
Sylvia Ardyn Boone - Yale University Press, 1986
3) Bundu. Busch-teufel im Land der Mende
Burkhard Gottschalk - Verlag Gottschalk "Africa incognita", Düsseldorf, 1990
4) Signore d'Africa. Maschere della società femminile Bundu
Alberto Maccacaro - catalogo dell'esposizione alla galleria Etnie, Verona, 2003
5) Collecting African Art in Liberia and neighboring Countries. 1963-1989
Mario Meneghini - Nicolini editore, 2006
6) Sande. Masks and statues from Liberia and Sierra Leone
Daniel Mato, Charles Miller III - Galerie Balou, Amsterdam, 1990
Nessun commento:
Posta un commento