sabato 7 febbraio 2009

Le ragioni di una collezione

















Tutto cominciò poco prima delle feste di Natale del 2002...



Ero tornato a Parma proprio quell'anno dopo otto anni passati a Sondrio; solo in quella provincia infatti avevo trovato modo di fare le mie prime supplenze con solo i punti di laurea e di servizio militare. In Valtellina ero stato bene: tanti amici, che ancora sono per me preziosi, e un contesto sociale che mi aveva dato la possibilità di fare cose che non ero mai riuscito a fare in precedenza, al di là dell'insegnamento, come gli anni passati a scrivere di enogastronomia e di cultura sui giornali valtellinesi, che mi avevano fruttato persino una tessera da giornalista "vero", ancorché - ovviamente - solo pubblicista. Però la mia vita non la volevo trascorrere in Valtellina e così, non appena si erano verificate le condizioni sufficienti, ero ritornato nella "mia" Parma, e metto l'aggettivo tra virgolette perché la città dove sono cresciuto suscita e susciterà sempre in me, a seconda dei momenti e dei periodi, umori del tutto contrastanti, che vanno dall'amore orgoglioso all'odio sfrenato...

Comunque... tornando a quanto stavo raccontando, nell'anno 02-03 prendo servizio come docente, ancora precario, presso il Liceo Scientifico "Marconi", dove ero stato come studente e dove sono ancora oggi, passato di ruolo per fortuna da qualche anno, a (tentare di) insegnare Italiano e Latino. Tra gli studenti di quell'anno spiccava un ragazzo ghanese, appena arrivato in Italia grazie ad un ricongiungimento famigliare e assolutamente privo di qualsiasi competenza linguistica in Italiano. Oggi questo sarebbe un problema abbastanza comune e, per fortuna, in questi anni la scuola italiana si è attrezzata per cercare di superare questo tipo di situazioni con percorsi integrativi e personalizzati, ma allora io, come anche tutti i miei colleghi, ero assolutamente non preparato ad affrontare una realtà didattica di quel tipo, soprattutto in un Liceo scientifico, che è ancora un tipo di scuola che propone contenuti "alti" e/o comunque non elementari.
Al di là dei problemi didattici comunque, quello che mi disorientava in quel ragazzo mite ed rispettosissimo era l'evidente fatto, che intuivo istintivamente più che comprendere razionalmente, che quel giovane ghanese aveva un sistema di pensiero totalmente diverso da quello che ero abituato a riconoscere negli studenti italiani, delle modalità di collegare tra loro i fatti, delle chiavi logiche di interpretazione della realtà che erano evidentemente molto, molto diversi dai miei e da quelli dei ragazzi italiani (tra le altre cose, quel ragazzo è balzato oggi alla ribalta della peggiore cronaca: si tratta infatti di quell'Emmanuel Bonsu che è stato recentemente picchiato e insultato da alcuni vigili urbani di Parma, oggi indagati con l'aggravante dei motivi razziali...)

Allora mi viene la curiosità di conoscere un po' di più la cultura africana, io che non mi ero mai interessato per nulla ad Africa e africherie. Leggo, faccio un po' di ricerche sul web, mi predispongo, per così dire, alla tempesta che stava per arrivare...
Infatti tutta la mia vita è stata fatta, finora, di grandi passioni, che qualcuno potrebbe anche chiamare hobbies, ognuna delle quali ha avuto un picco massimo di interesse - che è a volte una vera e propria fase di passione furiosa stile "tempesta" - e una fase, più o meno lunga, di lenta discesa fino a stabilizzarsi in uno status di "esperienza vissuta". Da quando riesco a ricordare ho accumulato nel mio bagaglio di vita la collezione di francobolli, la passione per il baseball, la musica pop-rock, la moda firmata (di questo, oggi, un po' mi vergogno...), la musica lirica (anche cantata...), i cani, i Bonsai, i vini di qualità e, ora, le arti africane, passione ultima e quella che per ora regge ancora alla grande.
Insomma, poco prima del Natale 2002, con in testa questi pensieri e questa predisposizione, vedo al mercatino natalizio sotto casa mia una bancarella di senegalesi con maschere e sculture "africane": oggi, naturalmente, so che erano "fakes" ma allora rimasi incantato a guardare quegli oggetti e ne acquistai subito di impulso tre (potere delle tredicesime...), una pseudo maschera pseudo-Punu, un'altra maschera bianca pseudo-non-si-sa-cosa e una maschera casco pseudo-Igbo. Per qualche mese resto soddisfatto del misfatto e credo che la maggior parte dei collezionisti italiani di arte africana, perlomeno quelli della mia generazione, sia come me passata sotto le forche caudine dei bancarellari senegalesi, compiendo il peccato originale dell'incauto acquisto di ciarpame fasullo. Poi mi metto a cercare ulteriori notizie mediante internet ma i primi "punti di riferimento" in cui incappo non sono quelli giusti: siti commerciali americani, pieni di copie e falsi, e siti italiani che risultano - anche volendo ammettere la buona fede, ammessa e non concessa...- del tutto fuorvianti.
Mandando una richiesta di informazioni proprio ad uno di questi ultimi siti citati, ricevo una risposta gentilissima ma piena di dati sbagliati, che davano tra l'altro per "buoni" e autentici i poveri mascheroni che avevo in casa. Poi ricevo una email di invito a partecipare ad un news-discussion group su yahoo da parte del moderatore di questo ultimo: si chiamava Piercarlo Saino, era un medico torinese appassionato di Arti africane e aveva aperto questo gruppo, dopo un'analoga esperienza in lingua inglese sempre su yahoogroups, che vedeva un buon numero di iscritti e discussioni aperte e interessanti. Mi iscrivo e, sinceramente, comincia ad aprirmisi un mondo: leggendo anche i post precedenti ho per la prima volta notizie valide ed interessanti sull'argomento che tanto mi incuriosiva, comincio a capire le differenze tra "autentico" e non autentico, comincio a costruire una base seria di bibliografia sul settore, come si sa quasi tutta non in italiano.
Purtroppo appena arrivo io il gruppo, che oggi non è più attivo e che si chiamava "arte africana", dopo accessissimi scambi di vedute tra opposte tendenze si spacca e tutti i fautori dell'autenticità come punto imprescindibile di partenza per ogni serio discorso si allontanano in polemica con altri soci più "possibilisti". A posteriori affermo che la scelta dei puristi della diaspora era l'unica possibile e la più giusta da fare: se di "arte" si vuole trattare e discutere, non ci si può confondere con chi confonde, o per ignoranza o per malafede, i capolavori con gli oggetti da mercatino... Sotto la guida di Vittorio Carini, già notissimo collezionista e studioso, viene dunque fondata la nuova lista di discussione, denominata artesafricanae dal titolo di un vecchio libro di antropologia, che ha per qualche anno convissuto con la precedente, poi sparita per "consunzione".
Il nuovo spazio di discussione, a cui dopo qualche mese anche io mi iscrivo, mantenendo la doppia iscrizione fino alla fine, si delinea subito come una palestra più impegnativa ma certamente alla lunga molto più proficua e più soddisfacente.
Inoltre proprio nell'autunno del 2003 a Torino Ezio Bassani mette in opera una grande mostra di veri capolavori, Africa, capolavori da un continente, e io, durante uno dei miei periodi piemontesi a casa di mio padre, cedo definitivamente al fascino di queste manifestazioni artistiche restando letteralmente folgorato davanti allo Nkisi del Tervuren, o ai Dogon a patina rossa ex Goldet, o alla Dan del Dapper, o alla Bangwa dancing queen...
Comincio così un percorso che oggi, dopo sei anni, mi ha portato ad accumulare una grossa biblioteca sull'argomento (a tutt'oggi 534 opere tra volumi, riviste e cataloghi) e cominciare una collezione di oggetti autentici.
Purtroppo, non essendo dotato di mezzi economici consistenti, gli oggetti importanti (per intenderci, quelli che da Sotheby's vengono battuti a suon di centinaia di migliaia di euro) mi sono "naturalmente" preclusi ma, nel mio piccolissimo, io sono ragionevolmente soddisfatto di quanto sono riuscito a costruire e - soprattutto - sono molto contento del grado di competenza, ancora del tutto in divenire, che sono riuscito a raggiungere con l'aiuto dei miei amici di lista italiani e dei tanti corrispondenti stranieri, tedeschi e americani in primo luogo, che ho conosciuto nel corso di questi anni. Tra i primi voglio ricordare, oltre al già citato preziosissimo Vittorio, anche il carissimo Umberto Giacomelli, che qualche anno fa mi vendette due dei suoi più bei Teke, il simpatico e burbero Elio Revera, che in pochi anni ha costruito una delle collezioni top in Italia, e tutti gli altri da Marco ad Alessandro, da Michele a Gigi, da Beppe a Giancarlo, da Davide a Piercarlo.
In questo blog vorrei mostrare alcuni dei pezzi della mia collezione, raccontando come ne sono venuto in possesso e tutto insomma quello che mi hanno "detto" e che ancora mi "dicono".
Aggiungo, a suggello di questa lunga prolusione introduttiva, i riferimenti del gruppo "artesafricanae" e l'indirizzo web del sito che i partecipanti al gruppo, me compreso, hanno successivamente implementato:

ArtesAfricanae@yahoogroups.com

http://www.artesafricanae.org/

2 commenti:

  1. Buonasera,
    sono rimasto molto colpito dal suo blog,le spiego il perché sono un antiquario,mentre facevo delle ricerche su alcuni oggetti relativi al Congo,sono incappato nel suo blog,che trovo molto interessante e molto ben definito nelle spiegazioni,in quanto molto utili nella mia ricerca.
    Se gradisce sarei molto lieto di inviarle alcune foto,un po' per approfondire la mia conoscenza,ed'altro canto per farle vedere a lei per sapere cosa ne pensa,spero di non averla importunata,attendendo un suo gentile riscontro,colgo l'occasione per porgerle i miei più sentiti
    cordiali saluti

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  2. Salve,sono Lorenzo Lombardi avrei da vendere 7 statue africane antiche artigianali é una collezione acquistata in Camerun nel villaggio di Jakiri sono 2 grandi circa 1 MT e 5 piú piccole circa 50cm,se avete interesse vi mando un video, cordiali saluti Lorenzo.

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