I Songye, o Songe, sono una delle popolazioni più note dell'Africa centrale e le loro figure "di potere", un tempo dette "feticci", come anche le loro maschere kifwebe a strisce colorate sono tra gli oggetti più iconograficamente riconoscibili tra tutti quelli delle arti africane nel loro complesso. L'arte Songye è un'arte molto "forte", particolarmente espressiva, fatta di contrasti decisi che suscitano emozioni potenti: o piace moltissimo o non piace affatto, perché troppo coinvolgente o perché addirittura spaventa.
I feticci, come in tutta l'area congolese, sono "caricati" di valenza curativa o protettiva dalla presenza di una massa costituita da sostanze "magiche" presenti, nel caso delle figure "di potere" Songye nei corni di antilope inseriti in esse, in apposite cavità ricavate dal corpo della statua o in recipienti attaccati al corpo della figura stessa. In questo caso, come si vede, sono presenti un piccolo corno, ormai vuoto, sulla sommità della testa e un altro corno situato in una piccola borsa appesa al braccio della scultura, che risulta scolpita solo nella metà superiore del corpo. Le figure di potere Songye, a seconda delle dimensioni, ricoprono vari ruoli: dalle più grosse che proteggono l'intero villaggio a quelle alte pochi centimetri destinate alla personale protezione "magica" dei singoli individui. Questo esemplare di buona qualità, alto 16 cm. senza il corno, è ovviamente un feticcio personale e trasuda ancora una patina oleosa e lucida. E' stato battuto in asta il luglio 1991 a Londra presso Phillips e proviene dalla collezione di Umberto Giacomelli, da cui l'ho acquistato io.
Bibliografia:1) La redoutable Statuaire Songye d'Afrique centrale
François Neyt - Fonds Mercator, Anvers - 5 Continents, Milano; 2004
2) Etudes Songye. Formes et symbolique. Essai d'analyse.
Jean Willy Mestach - Galerie Jahn, Munchen, 1985
3) L'intelligence des Formes
Jean Willy Mestach - Tribal arts S.P.R.L. Marc Leo Felix, Bruxelles, 2007
4) Emil Torday and the Art of the Congo. 1900-1909
John Mack - The Trustee of the British Museum, London, 1990
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